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Alessandro Benetton: il lato umano dell’economia, l’intervista del “Corriere del Mezzogiorno”

La simpatia e l’empatia tipiche del Sud se canalizzate possono diventare un grande attrattore di opportunità”: lo sottolinea Alessandro Benetton intervistato dal “Corriere del Mezzogiorno” lo scorso 18 ottobre a Napoli, dove ha presentato la sua autobiografia “La Traiettoria” nel corso di un incontro su imprenditorialità e innovazione organizzato dall’Università Parthenope e dal Gruppo Giovani imprenditori dell’Unione industriali di Napoli nell’ambito del Contamination Lab, progetto di formazione alla cultura d’impresa. “Sono convinto, infatti, che ciascun individuo debba cercare di sfruttare ciò che ha a disposizione. E il Mezzogiorno ha un livello di energia e una peculiare estrosità delle singole persone invidiabile”: oggi è evidente anche per via dei “grandi successi della squadra di calcio del Napoli” ma soprattutto lo dice “la gestione del Covid e come le imprese meridionali siano riuscite ad adattarsi velocissimamente sia alla sfera digitale che a quelle tendenze che io definisco post-social network”.

Risorse tecnologiche di grande valore ma, come osserva Alessandro Benetton, che presentano limiti oramai conosciuti: a fare la differenza quindi continua ad essere il fattore umano e “il Sud ha senza dubbio delle potenzialità speciali in questo senso, forse non riconducibili a un modello di business immediato ma che sulle lunghe distanze contano perché il lato umano dell’economia è quello che sopravvive alle sfide più difficili”. Nel corso dell’intervista sono stati ripresi diversi temi legati a “La Traiettoria”, l’autobiografia uscita lo scorso maggio in cui il Presidente di Edizione e di 21 Invest ripercorre esperienze personali e professionali. Tra questi l’importanza di riuscire ad essere “detonatori del cambiamento” per affrontare e vincere le sfide che si incontrano nel proprio percorso di lavoro e di vita: “Io, ad esempio, l’ho fatto fondando 21 Invest con l’idea di investire nelle aziende del mid-market e farle crescere. Era il 1992 e dopo 30 anni è una realtà consolidata con un team di 50 persone divise tra gli uffici di Treviso, Milano, Parigi e Varsavia, ma all’epoca era un segno di discontinuità. Era il voler fare qualcosa di grande con le mie forze”. Importante quindi è fare attenzione “a non confondere le tradizioni con le abitudini che si sedimentano nel tempo e diventano nemiche del cambiamento”.

21 Invest ha portato il private equity in Italia investendo e facendo crescere anche diverse realtà del Sud: “Il tessuto imprenditoriale meridionale ci ha dato una grandissima soddisfazione, sia dal punto di vista umano che da quello del business. Faccio sempre fatica in qualche modo a schematizzare il Mezzogiorno, che spesso viene descritto come particolare con un’accezione non sempre positiva. Sinceramente credo sia particolare perché ha dei punti di forza straordinari. Ma di sicuro in tutto il Sud è evidente la voglia di rivincita e di colmare i gap di occupazione ed economia”. D’altronde, come rimarca Alessandro Benetton, chi fa private equity “si immagina di dover condividere una visione, portare un valore aggiunto e per questo c’è una predisposizione speciale per le caratteristiche umane”.

Fondamentale inoltre è la condivisione. Non a caso 21 Invest nel 2016 ha aderito alla Shared Value Initiative, progetto lanciato da Michael Porter della Harvard Business School: “Lo scopo è creare una comunità globale di organizzazioni che vedono nella risoluzione dei problemi sociali un’importante direzione di sviluppo del business. Senza dubbio impatto sociale e impresa devono viaggiare alla stessa velocità, individuando nella risposta ai bisogni della società un vantaggio competitivo”.

Alessandro Benetton ricorda infine come dietro ogni imprenditore in realtà ci sia “sempre una persona con le sue emozioni” e non solo il curriculum: “In questo senso ricordo, ad esempio le prime volte che mio padre mi ha portato con lui proprio al Sud per incontrare i rappresentanti della Benetton, e i negozianti. Ero piccolo e mi piaceva osservare il mondo dei grandi. E ricordo in maniera vividissima l’empatia, l’ospitalità e l’affettuosità spontanea è tra i ricordi più vividi di quegli anni. E oggi, come non mai, credo che quella empatia sia qualcosa di estremamente contemporaneo”.

Per maggiori informazioni: https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/economia/22_ottobre_24/alessandro-benetton-nel-sud-c-lato-umano-dell-economia-daed68b4-53b4-11ed-9264-d24bb0cf867c.shtml

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