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Ares Ambiente: come si classificano i rifiuti?

Ares Ambiente, società specializzata nello smaltimento, nel recupero e nel trasporto di rifiuti speciali, ha pubblicato sul suo sito ufficiale un articolo in cui viene approfondito il tema della classificazione dei rifiuti.
Quali sono i rifiuti urbani? E quelli speciali invece? Ares Ambiente spiega che in Italia è il D.Lgs. 117/2020 a regolamentare suddetta classificazione, differenziando i rifiuti a seconda dell’origine e della loro pericolosità. Per quanto concerne l’origine, i rifiuti possono essere divisi in urbani e speciali, mentre rispetto alla pericolosità esistono i rifiuti pericolosi e i rifiuti non pericolosi. I rifiuti urbani sono quelli provenienti dalle abitazioni: la loro raccolta e il loro smaltimento spetta alle Pubbliche Amministrazioni. I rifiuti speciali sono quelli che provengono dalle attività produttive. Nello specifico, essi derivano da: attività agricole e agro-industriali; attività di costruzione e demolizione; lavorazioni industriali; lavorazioni artigianali; attività commerciali; attività di recupero e smaltimento di rifiuti e fanghi; attività sanitarie; veicoli fuori uso. Che si tratti di rifiuti urbani o speciali, possono comunque essere ulteriormente suddivisi in pericolosi e non pericolosi. Per la loro classificazione viene utilizzato un codice presente nell’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), ovvero il Codice Europeo Rifiuti (CER).
L’attività di Ares Ambiente è portata avanti da un team dotato di competenze trasversali che assiste il cliente nel processo di smaltimento. Questa interessa i rifiuti speciali di qualsiasi provenienza (ad eccezione dei rifiuti sanitari e dei veicoli fuori uso), che vengono trasportati, tramite accesso diretto, a impianti di smaltimento finali, discariche, termovalorizzatori, piattaforme di stoccaggio e impianti di trattamento. Tra i rifiuti della macro-raccolta di cui la società effettua il recupero e lo smaltimento troviamo quelli derivanti dall’industria lattiero-casearia; dalla produzione di bevande alcoliche e analcoliche; dalla lavorazione di legno, carta e cartone; dalla produzione di pitture, vernici, polveri abbattimento fumi e scorie; dalle lavorazioni di pelli, pellicce e dall’industria tessile in generale; gli imballaggi; i fanghi biologici, civili e industriali.

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