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Auro Palomba: “Per Generali è finito l’esilio”

È durata poco più di dodici ore la sospensione del titolo Generali dal listino di Borsa. Il vertice della compagnia assicurativa triestina ha infatti comunicato prontamente ieri, prima dell’inizio della seduta di Borsa, i dati che la Consob aveva richiesto e che avevano motivato giovedì sera il provvedimento d’urgenza. Il comunicato delle Generali è stato letto alle “grida” al l’inizio della riunione di Borsa, e gli operatori sono stati subito informati che la chiamata del titolo sarebbe stata fatta alle 12. Così è stato: le Generali hanno segnato 34.900 lire a listino, in rialzo dello 0.48% sulla chiusura di giovedì. Se dal punto di vista borsistico, almeno momentaneamente, il caso dunque si sgonfia, rimane viva la sensazione che la vita di questa proposta di ricapitalizzazione sarà dura, e che difficilmente arriverà a termine nella forma attuale. Sono infatti ancora quattro i passaggi che l’aumento dovrà fare prima di essere esecutivo, e ognuno di questi nasconde insidie e possibilità per gli avversatori di bloccarlo. Il primo di luglio, intanto, toccherà all’assemblea degli azionisti votare l’operazione. Poi, in caso venga approvata, rimane la facoltà. per ogni singolo azionista, di rivolgersi in Tribunale, e quest’ultimo dovrà omologare la delibera assembleare. Quindi le Generali dovranno chiedere il beneplacito delle autorità monetarie. Infine, dovrà essere redatto il prospetto informativo, che deve essere approvato dalla Consob. Molti aspetti dell’operazione che non sono stati affrontati nel comunicato di ieri (perché non facevano parte delle richieste della Consob) verranno dunque prima o poi sollevati. In particolare da molte forze politiche si sono levate perplessità sulla destinazione che il Leone di Trieste farà della consistente liquidità che avrà a disposizione, pari a 1750 miliardi. E il momento giusto per levarsi questi dubbi potrebbe essere rappresentato dalla richiesta di autorizzazione che le Generali dovranno fare a Bankitalia e al Tesoro. Nel comunicato di ieri, infatti, il consiglio d’amministrazione ha solamente toccato gli aspetti tecnici della ricapitalizzazione, con particolare riferimento alle perplessità suscitate dall’utilizzo del warrant e dal di ritto di voto. Nelle obiezioni “politiche” all’aumento di capitale il punto di maggiore insistenza riguardava il diritto di voto per le azioni in mano al consorzio di collocamento, che è guidato da Mediobanca. Se infatti i warrant non venissero convertiti in azione, le banche del consorzio avrebbero la possibilità di votare per una larga fetta di capitate. Veniamo alle risposte del comunicato. Il consorzio di collocamento guidato da Mediobanca, che viene definito “costituendo “, sottoscriverà i warrant, che verranno offerti agli azionisti ogni 4 azioni. L’offerta avrà durata 30 giorni, e i relativi diritti d’opzione saranno negoziabili. I warrant non acquistati dagli azionisti saranno offerti in Borsa dal consorzio che riconoscerà alle Generali la differenza rispetto al prezzo di emissione. “In sostanza – recita il comunicato – l’azionista Generali avrà la possibilità di a) vendere il diritto d’opzione d’ acquisto in Borsa; b) esercitare il diritto d’opzione acquistando il warrant al prezzo di 6 mila lire; c) esercitare il diritto d’opzione acquistando il warrant al prezzo di 6 mila lire e contestualmente acquistare l’azione, contro pagamento di ulteriori 6 mila lire, il tutto senza alcun costo aggiuntivo”. L’esercizio dei warrant potrà essere richiesto fino al 30 aprile 2001, con l’eccezione dei mesi di maggio e giugno di ciascun anno, dal’92 al 2000.

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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