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Bernardo Bertoldi: la continuità aziendale passa attraverso la trasmissione di valori

Il capitalismo familiare è il sistema di base della maggior parte delle imprese italiane. In questo contesto, Bernardo Bertoldi ha analizzato il ciclo di vita di tali aziende, che spesso non arrivano alla terza generazione, secondo il presagio dell’autorevole studioso di imprenditoria Schumpter. Essendo che le imprese italiane familiari sono più redditizie e superano quelle non familiari anche in termini di crescita, nel nostro Paese non si può prescindere da queste per arginare le crisi degli ultimi anni e risalire gradualmente la china. Tuttavia tornando a citare l’economista degli anni ’30: “La funzione imprenditoriale è qualcosa di personale e non qualcosa che è collegato al possesso di una cosa, come è tipico della posizione del proprietario fondiario“. In altre parole, ciò che si genera è una posizione di vantaggio di un’impresa che ha un impatto sulla ricchezza di una famiglia ma che si conserva per un determinato periodo di tempo ed è svincolata da qualsiasi capacità imprenditoriale. Solo quest’ultima permette di proseguire nel tempo l’azienda e rinnovare la posizione di vantaggio. Bernardo Bertoldi, però, fa un passo avanti: le imprese non sono immortali, bensì sono destinate a morire, come ogni cosa terrena. Per dare qualche numero: una multinazionale vive in media 40/50 anni, mentre per parlare di tre generazioni bisognerebbe avere a disposizione almeno 75 anni. Inoltre, puntualizza Bertoldi, è opportuno considerare anche il patrimonio imprenditoriale, il vero tesoro da tramandare nel passaggio generazionale. Spesso le aziende, infatti, vengono fuse, vendute o si evolvono in gruppi più grandi, quindi: come vincere la sfida della terza generazione e dare longevità alle imprese? Colui che trova la risposta è lo stesso Schumpter: la chiave è l’intraprendenza, una qualità rara, che permette di superare gli standard già visti, evolversi e rinnovarsi. Chi la possiede fa la differenza, introduce un elemento di novità sul mercato, che sia un nuovo prodotto o metodo di produzione, riuscendo anche a sfuggire alle pressioni della concorrenza. L’imprenditore dovrebbe essere sempre in grado di trasmettere tale qualità, poiché costitutiva dell’essenza imprenditoriale, che se dimenticata o persa di vista contribuisce alla “morte” prematura dell’azienda. Qualità, processi e assetto sono le tre componenti di tale essenza: se dall’esterno è visibile solo l’ultima, ciò che conta davvero sono le prime due. È fondamentale non venir meno all’essenza imprenditoriale per mantenere vivo il bagaglio di valori che identificano l’azienda, secondo l’intenzione del fondatore.
Per quanto un’azienda possa passare di generazione in generazione, riuscirà a prolungare il proprio ciclo di vita solo rimanendo fedele e non trascurando questo processo di trasmissione valoriale. Sarà lo spirito interno dato dall’immortale essenza imprenditoriale ad alimentarla, poiché esso cambia, si adatta ai mutamenti temporali, ma non si estingue mai.

Per leggere l’articolo di Bernardo Bertoldi:
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-12-10/come-vincere-sfida-terza-generazione-075420.shtml?uuid=ABCYXbOC&fromSearch

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