L’applicazione di un’economia di tipo circolare sta rivoluzionando soprattutto quei settori che sembravano inconciliabili con concetti quali circolarità e sostenibilità ambientale. Il comparto siderurgico è da sempre, per antonomasia, considerato uno dei principali responsabili delle emissioni di CO2. Con l’adozione però di una serie di strategie mirate, anche la siderurgia può essere green: Riva Acciaio ne è un esempio. Il primo operatore siderurgico italiano, fondato nel 1954 da Emilio Riva, ha da tempo abbracciato l’idea di rendere il proprio ciclo produttivo quanto più sostenibile possibile, aderendo ai principi dell’economia circolare.
Esistono sostanzialmente due modi per ridurre drasticamente gli sprechi nella produzione siderurgica: utilizzando rifiuti esterni come prodotti da inserire nel ciclo produttivo o inviando i propri scarti a strutture esterne che li riutilizzeranno trasformandoli a loro volta in prodotti. Riva Acciaio applica entrambe le strategie all’interno dei suoi stabilimenti. Per quanto riguarda la prima delle due metodologie, l’azienda sta provando i polimeri derivanti dalla raccolta differenziata della plastica al posto di materie come il carbone e l’antracite nei processi siderurgici e metallurgici, riducendo in questo modo una grande quantità di emissioni. L’utilizzo dei polimeri si sta rivelando essere persino una scelta più vantaggiosa in termini di costi e performance rispetto alla controparte fossile. Un ulteriore effetto positivo è dato dalla valorizzazione di un materiale che costituisce i polimeri, che sarebbe altrimenti destinato allo smaltimento, con tutte le problematiche ambientali che ne conseguirebbero. La seconda strategia adottata da Riva Acciaio si basa invece sul trasferimento dei propri scarti, quali scorie e polveri di acciaieria, a impianti esterni che li utilizzano nel loro ciclo produttivo. Uno dei principali materiali di scarto è dato dalla scoria nera, che da sola costituisce il 10% della produzione dell’acciaio. Per sua natura possiede caratteristiche che la rendono ideale per essere utilizzata nella realizzazione di conglomerati cementizi e per l’arricchimento dei prodotti bituminosi. Un altro materiale di scarto è dato dalle scorie bianche, le quali costituiscono il 10-12% della scoria nera. Queste contengono alte percentuali di calce e possono quindi essere utilizzate per la formulazione di cementi, per la stabilizzazione del suolo e in genere nella creazione di leganti idraulici. Infine ci sono le polveri di acciaieria che contengono al loro interno elementi che sarebbe pericoloso disperdere nell’ambiente e che costituiscono l’1-2% dell’acciaio prodotto. Si tratta di zinco, alogenuri, metalli non ferrosi e ferro. Le polveri possono essere utilizzate nella produzione di CZO. Riva Acciaio quindi, invece di disperdere tutte queste materie di scarto, le invia a stabilimenti esterni per prolungare potenzialmente all’infinito il loro ciclo di vita.
Economia circolare: le strategie adottate da Riva Acciaio
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