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Elisabetta Ripa: l’intervento dell’AD di Open Fiber su “DigitEconomy.24”

Il modello di rete wholesale only è il “più adatto a favorire gli investimenti e l’innovazione attraverso una concorrenza leale e ad armi pari tra tutti gli attori coinvolti”: lo ha sottolineato l’AD di Open Fiber Elisabetta Ripa intervenendo su “DigitEconomy.24” (report de “Il Sole 24 Ore Radiocor” e della Luiss Business School) e spiegando che fornisce fibra solo all’ingrosso a tutti gli operatori e quindi consente di realizzare “un’infrastruttura di ultima generazione aperta a tutti coloro che siano interessati a sviluppare servizi digitali per cittadini, imprese e pubblica amministrazione”.
Non solo: il modello di Open Fiber è “aperto e collaborativo per principio” e la società è interessata “a valutare la collaborazione e la cooperazione con tutti i soggetti, per realizzare il più velocemente possibile la digitalizzazione del Paese con un particolare focus sulle aree grigie dove il nostro piano industriale prevede già di investire cablando circa un milione di unità immobiliari aggiuntive con investimento privato”. Non poteva mancare una riflessione sulla pandemia e sui suoi effetti in relazione all’avanzamento dei lavori per la stesura di reti: “Con l’emergenza Covid sono stati sottoposti a restrizioni anche tanti settori produttivi che compongono la filiera necessaria all’operatività del business delle telecomunicazioni. Con un grande sforzo, siamo comunque riusciti ad assicurare la continuità del servizio e a garantire le nuove attivazioni, che sono letteralmente esplose in coincidenza con l’aumento delle misure restrittive (e quindi delle percentuali di smart working e didattica a distanza)“.
Sul fronte delle competenze l’Italia però è in coda alla classifica Desi e “un progetto strategico come quello che Open Fiber sta portando avanti necessita di numerosi professionisti specializzati: giuntisti per la fibra ottica, progettisti di reti Ftth, periti tecnici”. Figure che, come ricorda l’AD Elisabetta Ripa, “scarseggiano a causa del mancato investimento in questa tipologia di rete trasmissiva nell’ultimo ventennio”: in tale prospettiva “è molto importante la formazione, nelle scuole e nei centri dedicati, del know-how per lo svolgimento di mestieri altamente specializzati”.
Innovazione tecnologica e impegno per il Paese sono nel DNA di Open Fiber: lo confermano gli interventi effettuati “con risorse proprie per portare connessione in 171 comuni delle cosiddette “aree bianchissime”, dove non c’è alcuna connessione fissa o mobile a causa del mancato intervento degli altri operatori privati, con tecnologia Fwa, mista fibra- radio”. E anche nel resto delle aree bianche “Open Fiber utilizza l’Fwa per coprire le zone più remote o con una densità abitativa particolarmente bassa in modo complementare rispetto alla fibra fino casa (Ftth)”: l’obiettivo della società, come indicato dall’AD, è “accelerare il più possibile la copertura del Paese con tecnologie ultrabroadband e, da sempre, siamo aperti al dialogo con le istituzioni per trovare le soluzioni migliori anche alla luce della difficile situazione sanitaria che stiamo vivendo”.
Nel suo intervento Elisabetta Ripa parla anche dei risultati del report Idate presentato all’Ftth Council che, nella classifica della copertura in infrastrutture di ultima generazione (Ftth/b), colloca l’Italia già sul podio dopo Francia e Spagna: il nostro Paese “negli ultimi 12 mesi e malgrado il Covid, è stata la seconda nazione in termini di incremento delle unità immobiliari raggiunte dalla fibra e questo grazie al lavoro di Open Fiber”. E “con oltre 10 milioni di unità immobiliari abilitate ai servizi ultra broadband, siamo il principale operatore italiano di reti in fibra ottica e il primo in Europa tra gli operatori wholesale only”: un modello che incontra il favore non solo degli operatori “che competono a parità di condizioni sui servizi” (non a caso Open Fiber ha accordi con oltre 100 partner), ma anche dell’Unione Europea “che ne ha evidenziato le capacità di favorire gli investimenti nel Codice europeo delle Comunicazioni elettroniche”. In questo quadro la burocrazia è “sicuramente un elemento che non ha agevolato il piano di cablaggio nelle aree bianche, sia per i ricorsi e le complicazioni che hanno ritardato il rilascio delle concessioni, sia per l’enorme mole di permessi e autorizzazioni necessari (oltre centomila)”. Elisabetta Ripa confida comunque nel decreto semplificazioni varato dal Governo che dispiegherà i suoi effetti nei prossimi mesi e consentirà di velocizzare ulteriormente: “Siamo quindi fiduciosi che, con la collaborazione di tutti, l’Italia potrà proseguire nel percorso virtuoso e centrare le previsioni di crescita dell’Ftth Council al 2026”.

Per maggiori informazioni:
https://www.ilsole24ore.com/art/il-nostro-modello-rete-e-piu-adatto-favorire-investimenti-e-concorrenza-ADghse8

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