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Giovanni Lo Storto: per un’economia della conoscenza

L’appello del direttore della Luiss Giovanni Lo Storto: innovazione, investimento, contaminazione

Le 100 proposte di Confindustria, presentate nel corso della prima Giornata dell’Education tenutasi all’università LUISS lanciano un segnale forte di necessità di cambiamento. Un cambiamento che non è – e non deve essere – solo infrastrutturale, ma anche e soprattutto di mentalità. Come hanno ben sottolineato in quell’occasione il Ministro Giannini, il Presidente di Confindustria Squinzi, il Vicepresidente Lo Bello e tanti altri esponenti di spicco della realtà industriale italiana, abbiamo bisogno di dettare un nuovo ritmo alla nostra crescita. Una crescita che, per essere tale, non può non passare attraverso un investimento e un miglioramento della formazione. Una crescita "disruptive", insomma. Innovazione, investimento, contaminazione. Quest’ultimo in particolare è un concetto su cui insisto spesso e di cui palio molto agli studenti della LUISS e ai professionisti che incontro quotidianamente. Michael Jordan ha detto che "il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato". Ecco, io credo che sia proprio così, e che questo valga in modo particolare nel mondo dell’education. Un mondo in cui la conoscenza non può restare sterile e appannaggio di individui atomizza ti, ma deve essere messa in comune per aiutare una crescita di più ampia portata, che genera fiducia: in sé. negli altri, nel futuro.

Torna dunque all’attenzione un concetto di cui si discute ancora troppo poco: l’economia della conoscenza, che utilizza appunto la conoscenza pei’ creare valore. Risorse come il know-how e l’esperienza sono diventate fondamentali al pari delle risorse economiche materiali. È però importante notare come ima economia della conoscenza non sia una economia di scarsità, ma al contrario, di abbondanza. Infatti, mentre la maggior parte delle risorse materiali a nostra disposizione diminuiscono con l’utilizzo, l’informazione e la conoscenza possono essere condivise, aumentando di fatto con l’uso. In un momento di sostanziale stagnazione economica, abbiamo due sfide davanti a noi. Da un lato, è necessario rafforzare la formazione scolastica e accademica, andando a incidere su dati che sono tutt’altro che incoraggianti: l’Italia. ha il numero di laureati più basso d’Europa nella fascia d’età tra i 30 e i 34 anni, meno del 28%, e senza un’inversione di tendenza significativa nel 2020 saremo ancora sotto al 30%: il tasso di abbandono di chi arriva all’università è allarmante, 18%, mentre il 21% degli italiani è NEET (Not employed, in education or training) e pesa sull’economia il 2% del PIL. Secondo le previsioni del Ministero delle Finanze, nel 2015 lo Stato spenderà cinque volte di più nelle pensioni che in istruzione. Dall’altro lato, dobbiamo rafforzare la contaminazione tra scuola e impresa, tra università e business. H 43% degli imprenditori italiani ammette di avere difficoltà a reperire laureati con le competenze necessarie per la loro attività, mentre il mercato abbonda di laureati di cui il mercato non ha bisogno.

Per correggere questo mismatch, come suggerito da Confindustria, si dovrebbe dar luogo ad una serie di azioni urgenti: anticipando ad esempio i tirocini e inserendoli di diritto nel percorso curriculare universitario, rendendo esperienze di stage parte integrante del per corso scolastico, o ancora incentivando gli imprenditori che investono in formazione. Mettendo dunque in comunicazione due mondi che per troppo tempo sono stati considerati come a sé stanti. Fiducia, conoscenza, condivisione: questi fattori alimentano l’innovazione facendo sì che persone a tutti i livelli guardino al di là. di ciò che esiste oggi e abbiano il coraggio e l’ambizione di creare le nuove realtà del domani. È arrivato il momento di sfruttare l’enorme potenziale di una economia. della conoscenza. Che non insegni ai ragazzi solo teorie, ma li coinvolga nel crearne di nuove. La giornata sull’education di Confindustria ci ha fatto riflettere sulla necessità, di ripensare, drasticamente e criticamente, il nostro ruolo di attori nel panorama, della formazione. Ripensare l’education, però. vuol dire anche avventurarci fuori dalle nostre comfort zones e raccogliere le risorse, non solo materiali. indispensabili per realizzare il vero cambiamento.

FONTE: Il Quotidiano del Sud
AUTORE: Giovanni Lo Storto

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