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“Le parole del diritto”, Paola Severino: “Malagiustizia ostacolo al rilancio economico del Paese”

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione Europea, in Italia sono circa 3 milioni i processi civili pendenti. Il Paese risulta tra gli ultimi in Europa riguardo ai tempi della giustizia civile. La conferma arriva anche da un recente report della Banca Mondiale: per risolvere una controversia presso i tribunali italiani, il tempo che occorre è quasi il doppio rispetto alla media europea. Criticità i cui effetti negativi non possono che riflettersi sull’economia. Velocità, qualità e accessibilità del sistema giudiziario sono gli elementi che più favoriscono produttività e sviluppo economico. Del rapporto tra tempi della giustizia ed economia se n’è discusso nel settimo appuntamento di “Le parole del diritto”, un ciclo di incontri promosso dalla Fondazione del Corriere della Sera e dall’Istituto Treccani con il sostegno di Fondazione Cdp. Tra i relatori Paola Severino, Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione e Vice Presidente dell’Università Luiss Guido Carli. “Le correlazioni che ci sono tra giustizia che funziona male ed economia che non cresce ci sono state ampiamente dimostrate dalle statistiche – ha affermato la Professoressa – Se questa correlazione c’è, bisogna capire perché una giustizia che non funziona è disincentivante di un’economia che invece dovrebbe essere trainante per il Paese, soprattutto negli ultimi anni nei quali le crisi, l’ultima delle quali pandemica, ci inducono a dire che il tema della ripresa è assolutamente rilevante ed imprescindibile”. In Italia i problemi del sistema-giustizia che influiscono sull’economia, secondo Paola Severino, non si limitano tuttavia alla ragionevolezza dei tempi di decisione, ma anche alla certezza del Diritto: “Un certo allineamento di principi e una funzione di omogeneizzazione delle pronunce sarebbe utile, perché la prevedibilità delle decisioni è un valore che conta. Se un soggetto deve investire, deve essere certo che la malagiustizia non rappresenti un disincentivo per la crescita degli investimenti. E se la macchina della giustizia è lenta e produce decisioni costantemente incerte, nessun cittadino e nessun operatore economico potrà ragionevolmente dirsi certo che lo Stato, rispetto ai contenziosi legali connessi ai propri capitali investiti e ai propri beni, offrirà risposte in tempi ragionevoli e con decisioni prevedibili rispetto alle interpretazioni delle disposizioni di legge”. La malagiustizia impedisce dunque una allocazione efficiente delle risorse economiche, influendo negativamente su impegno economico, assunzione di rischi e acquisizione di prestiti da parte delle imprese. E avere meno imprese significa avere meno concorrenza. Sul tema c’è da considerare anche il fenomeno della corruzione: “L’Italia ha fatto tanto, sia dal punto di vista della lotta alla corruzione che della lotta alla criminalità organizzata. L’accordo corruttivo, tuttavia, è un accordo destinato a rimanere segreto tra il corruttore e corrotto, dunque le indagini partono sempre con un rilevante ritardo. L’Italia si è avviata su un cammino che a me sembra molto importante che è quello della prevenzione. La nostra legislazione oggi prevede che un’impresa si doti di un modello organizzativo idoneo a prevenire i reati per non essere esclusa dal mondo dell’economia. Per un’economia che funzioni occorre espungere dal tessuto imprenditoriale quelle imprese che non sono corrette nella gestione del loro bilancio, nei rapporti con i loro fornitori e nei rapporti con i loro clienti”. Non sorprende dunque che per il rilancio del Paese il Pnrr preveda numerosi interventi, tra i quali la riforma del processo civile, con l’obiettivo di aumentare efficienza e competitività dell’ordinamento italiano. Fondamentale, aggiunge la Professoressa, non dimenticarsi di un altro tema, quello della formazione dei futuri magistrati e avvocati: “Sarebbe molto utile ad esempio creare un biennio di conclusione del corso di studi di Giurisprudenza nel quale si pensi alla formazione congiunta di avvocati e magistrati. Arrivare al concorso già con le idee chiare su quello che occorre sapere mi sembra che dia luogo ad una versione della formazione del giurista estremamente più premiante e utile. E può far sì che nella selezione non si abbia quella carneficina che porta poi a non coprire abbastanza posti”. Diverse le emergenze da affrontare e soprattutto da risolvere in breve tempo: “La diagnosi c’è, le ricette ci sono – conclude Paola Severinobisogna mettersi tutti insieme per affrontare e risolvere questo compito difficile, affidando soprattutto ai nostri giovani il compito di incominciare a riflettere su questi temi. Perché sono i temi del loro futuro, grazie ai quali riusciranno a ricostruire una giustizia più efficiente e più vicina al cittadino, oltre che più utile allo sviluppo dell’economia”.

Per visualizzare il video del settimo appuntamento de “Le parole del diritto”:
https://www.youtube.com/watch?v=5moTEZx3G9I&ab_channel=FondazioneCorrieredellaSera

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