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Luigi Ferraris: il 40% di Poste sul mercato, al Tesoro 4 mld

L’operazione a metà ottobre. Quote riservate ai dipendenti.

ROMA. Procede a passi spediti il processo di privatizzazione di Poste Italiane guidato da Luigi Ferraris, e il traguardo di Piazza Affari si fa sempre più vicino. Ieri il ministero dell’Economia e delle Finanze ha fatto sapere di aver depositato presso la Consob la domanda di approvazione del prospetto informativo relativo all’offerta pubblica di vendita di azioni della società finalizzata alla quotazione del titolo.
Quella di Poste, con la vendita del 40% del capitale, rappresenta il piatto forte del programma di privatizzazioni che il governo ha messo in programma per il 2015. In cantiere c’è anche la dismissione dell’Enav, per cui è prevista la cessione di una quota del 49%. In programma per l’anno in corso anche la scissione societaria di Grandi Stazioni finalizzata alla vendita del settore retail, assaggio della più ampia partita che si aprirà l’anno prossimo, con il governo che valuta la cessione del 40% delle quote di Ferrovie dello Stato.
Quella di Poste è la più grande privatizzazione dei tempi dell’Enel. L’offerta pubblica sarà parte di un’offerta globale di azioni che avrà ad oggetto nel complesso una quota fino al 40% del capitale della società suddiviso in un’offerta pubblica (retail) pari al 30% e su un’offerta istituzionale (70%) estesa anche negli Stati Uniti, secondo la regola 144 A che disciplina la vendita oltre oceano, escludendo il mercato dei risparmiatori.
Nell’ambito dell’offerte pubblica è prevista una quota riservata ai dipendenti del gruppo Poste Italiane. La quotazione riguarda l’intero perimetro di Poste Italiane, anche se si precisa che Banca del Mezzogiorno e Mistral non sono core. La quotazione in Borsa fa parte di un più ampio processo di ristrutturazione delle Poste orientato sempre più sui servizi digitali e sulla logistica, a scapito della tradizionale consegna delle lettere.
Nelle prossime settimane, spiega in una nota il ministero, il prospetto sarà integrato con elementi di dettaglio, anche per quanto riguarda gli incentivi che saranno previsti per il pubblico indistinto e per i dipendenti del gruppo Poste. La presentazione dell’istanza conferma la tempistica definita per la realizzazione dell’operazione.
Già nella riunione dei primi di luglio a via XX Settembre tra il ministro Pier Carlo Padoan e l’ad del gruppo Francesco Caio, con gli advisor e i global coordinator, era stata confermata la quotazione in borsa di Poste entro l’anno, dopo aver constatato «l’avanzamento di tutte le operazioni preliminari nel pieno rispetto della tabella di marcia».
Ora non resta che attendere l’esito della valutazione del prospetto da parte di Consob e della delibera di Borsa Italiana di ammissione a quotazione, entrambe previste per la prima decade di ottobre (il 14 probabilmente). Secondo il Mef, in presenza di adeguate situazioni di mercato, l’offerta potrà essere lanciata a metà dello stesso mese, per concludersi nell’arco di una decina di giorni (dal 19 al 29).
Secondo il calendario redatto da consulenti legali, advisor e banche de consorzio, la data del debutto in Borsa, quindi, è per i primi di novembre (il 3). Con quest’operazione il Tesoro spera di portare all’incasso qualcosa come 4 miliardi (la cifra dipende dalla valutazione che daranno gli advisor), cioè il pezzo più corposo del piano di privatizzazioni da 12 miliardi. Intanto il prossimo Cda di Poste dovrebbe riunirsi il 10 o l’11 settembre per cooptare il sostituto di Antonio Campo Dall’Orto e procedere alla composizione dei tre comitati. Nel precedente Cda il Cfo Luigi Ferraris ha lasciato a un suo collaboratore l’incarico di dirigente preposto ai documenti contabili.

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