Giuseppe Recchi, presidente della multinazionale per Italia ed Europa del sud-Est, preconizza un impetuoso sviluppo economico nei Paesi della ex Jugoslavia. Ed è pronto a cavalcarlo.
Dal gennaio 2008 è a capo non solo dell’Italia, ma anche di tutti i Paesi della ex Jugoslavia, di Albania, Grecia e Cipro. Ed è proprio Giuseppe Recchi, un ingegnere piemontese di 44 anni, il top manager cui il colosso statunitense General Electricha affidato uno dei mercati che considera più promettenti nei prossimi dieci anni. Nel solo 2006 gli investimenti esteri diretti nei Balcani hanno superato i 18 miliardi di dollari, nel 2007 sono stati di 17 miliardi di dollari e si prevede che per i prossimi quattro anni rimangano su questi livelli: Ge prevede che nei prossimi tre anni proseguirà un’iniezione d’investimenti di altri 60 miliardi di dollari, cioè 35,5 miliardi di euro. «E tra ii 2007 e il 2013»dice Recchi a Economy «sempre nei Balcani arriveranno aiuti strutturali e fondi europei per altri 33 miliardi di euro». Questa enorme massa di denaro pioverà soprattutto su Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia: tutti Paesi giovani per classe dirigente e politicamente stabili ,ma anche affamati cli lavoro e d’infrastrutture, e culturalmente pronti a un’accelerazione economica che potrebbe avvicinarsi molto a quella asiatica dell’ultimo decennio. «Si tratta» sostiene Recchi «di un’area con 40 milioni di abitanti e con Pil di 600 miliardi di euro, circa un terzo di quello italiano: qui la voglia di creare ricchezza è immensa».
A completare questo quadro «ottimistico» sono gli alti tassi di disoccupazione dell’area, che comportano manodopera a costi bassi: una forza lavoro preparata, una posizione strategica a cavaIlo tra Oriente e Occidente che imporrà il passaggio di tutte le future vie di comunicazione, terrestri e marittime (con investimenti che in questo settore Ge stima sui 18 miliardi di dollari in tre anni), ma anche di oleodotti e di gasdotti. «Lo stesso fisco sarà di aiuto» prevede Recchi.«Molti Paesi balcanici hanno sistemi a una sola aliquota molto bassa. E forti incentivi al reinvestimento degli utili».
Sono molti i settori dove una conglomerata completa come General Electric potrebbe approfittare di questo prepotente sviluppo ma Recchi pare interessato soprattutto a tre. il primo è quello delle infrastrutture per i commerci marittimi, dove si prevede che i container sulla rotta Asia-Europa raddoppieranno nel 2012: sulle coste orientali dell’Adriatico si progettano dieci nuovi scali, che faranno indiavolata concorrenza ai grandi porti europei, compresa I’ imbattibile Rotterdam.«Per le merci dall’Asia» calcola il manager «ogni nuovo, efficiente porto del l’Adriatico potrebbe rappresentare un risparmio di dieci giorni di viaggio».
TURBINE, ACQUA E ITALIA. Gli altri due settori più promettenti sono l’energia e l’acqua. Nel primo, Ge prevede che gli investimenti nei Balcani, tra nuove centrali e strutture per il trasporto delle materie prime, arriveranno nel 2011 a 13 miliardi di dollari. Il business più ricco, probabilmente, è quello delle turbine. «Noi ne facciamo non solo per gli aerei, ma per ogni tipo di produzione energetica» dice Recchi. «E per esempio nell’eolico non teniamo dietro alla richiesta». Infine viene l’acqua, che oggi sembra il più «marginale» dei settori (quasi 5 miliardi di euro saranno investiti nei Balcani tra 2008e 2011). Eppure secondo Recchi è anche il più promettente nel medio-lungo periodo: del resto, Ge oggi fattura 4.5 miliardi di dollari in questo campo, eda quattro anni sia conducendo un’attiva politica di acquisizioni, soprattutto nel trattamento delle acque. Ma il business non si limita ai Paesi della ex Jugoslavia. «La nostra strategia» commenta Recchi «guarda all’acqua come al settore con il maggiore potenziale. Oggi, nel mondo, 1 miliardo di persone soffre per poca acqua: ma saranno 3 o 4 miliardi nel 2015».
E intanto come va l’Italia, per Ge? «Benissimo» risponde il manager. «Qui siamo leader nel medicale e nel leasing di flotte auto e abbiamo la sede europea. E dal 1994, con l’acquisizione del Nuovo Pignone, l’Italia per Ge è diventata sede mondiale per tutto il settore oil& gas, che quest’anno fatturerà più di 7,5 miliardi di dollari a livello mondiale… Infine, dovrebbe concludersi con l’approvazione della Banca d’Italia l’operazione che in marzo aveva portato GeCommercial Finance, la società finanziaria di Ge, all’acquisizione di Interbanca dal Banco Santander. «Ci vorremmo confermare come soggetto centrale nel credito alle piccole e medie imprese» conclude Recchi. E anche questa, in Italia, è davvero una strategia vincente.
FONTE: ECONOMY
AUTORE: MAURIZIO TORTORELLA
Be First to Comment