Press "Enter" to skip to content

Moda Made in Italy: l’intervista a Maurizio Tamagnini (FSI) sui fattori di crescita necessari per le aziende italiane

Sostenibilità economica, operazioni di M&A e rafforzamento delle strutture di capitale sono alcuni degli elementi indicati da Maurizio Tamagnini per il futuro del Made in Italy. In un’intervista pubblicata su “Bloomberg”, l’Amministratore Delegato di FSI ha infatti tracciato la rotta di quello che ritiene sia un processo necessario per il futuro delle aziende italiane di moda: “La pandemia lo ha mostrato chiaramente. Le dimensioni, così come la diversificazione del prodotto e del mercato, non costituiscono più un lusso: sono una prerogativa”. La medesima necessità è riscontrata dall’AD di FSI nel ruolo cruciale svolto dalla sostenibilità economica e finanziaria, senza la quale, sottolinea, “il valore di un brand non ha alcun peso”.
Nel contesto attuale, a imprimere un’accelerazione verso la crescita delle dimensioni e delle strutture di capitale è intervenuto il fattore della crisi pandemica. Questo, come segnalato da Confindustria Moda, ha inciso sui dati di vendita registrati dalle aziende italiane nello scorso anno, durante il quale si è assistito a una caduta dei ricavi pari a quasi il 30% nei comparti moda, tessile e accessori, con una perdita di quasi 30 miliardi di euro. “Saranno i report finanziari del 2020 a suonare un campanello d’allarme per le aziende italiane”, prosegue Maurizio Tamagnini che, in un’ottica di sostenibilità finanziaria e rafforzamento del brand, indica come modello l’operazione di acquisizione portata a termina da Moncler a dicembre 2020. “I manager dovrebbero seguire il percorso che Remo Ruffini di Moncler ha intrapreso con Stone Island”, segnala l’AD di FSI, che sottolinea inoltre come i brand italiani debbano “mettere al primo posto la sostenibilità finanziaria nel lungo termine ed essere pronti a sacrificare le quote di controllo”. Un modello, quello di Moncler, che risulterebbe efficace anche grazie alla grande presenza in Italia di “aziende con fatturato annuo compreso tra 500 milioni e 1 miliardo di euro, che potrebbero essere coinvolte in questo processo”.
Nel ricordare il tentativo fatto nel 2013 per costituire una casa comune con i maggiori brand italiani del lusso, Maurizio Tamagnini si è detto possibilista sul fatto che tale eventualità possa essere tuttora percorsa “se un altro operatore riuscisse ad attrarre il meglio del Made in Italy sotto lo stesso tetto”. Nel frattempo, conclude, l’impegno di FSI è concentrato nel rilancio di Missoni – brand che nel 2018 ha visto l’ingresso di FSI nel capitale – con processi finalizzati alla crescita nel digitale e su scala internazionale, senza escludere la possibilità di una futura quotazione in Borsa.

Per leggere l’intervista completa:
https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-01-28/-made-in-italy-brands-need-size-to-survive-fsi-s-chief-says

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*